Descrizione:
Tavagnacco in Provincia di Udine si trova a circa 137 metri sopra il livello del mare. Confina con la provincia stessa di cui fa parte, con cui costituisce un'unica area urbana senza soluzione di continuità.
È situato tra i torrenti Cormôr e Torre e si estende fino ai primi anfratti morenici, per una superficie complessiva di circa 15,25 chilometri quadrati.
Il territorio comunale è circondato a nord dai Comuni di Tricesimo e Reana del Rojale, a nord-ovest da quello di Pagnacco che, con gli avvallamenti del Cormôr, ne delimita il confine, a ovest da quelli di Martignacco e Pasian di Prato e, infine, a sud a est, da quello di Udine.
Il Comune comprende, oltre a Tavagnacco, le frazioni di Adegliacco (Dedeà), Branco (Branc), Cavalicco (Cjavalì), Colugna (Colugne), Feletto Umberto (Felet, sede comunale), Santa Fosca (Sante Foscje) e tutta quell'ampia parte di Molin Nuovo (Mulin Gnûf) che si trova sulla sinistra della via Cividina.
Storia
Le vicende storiche di Tavagnacco da sempre sono state condizionate dalle importanti vie di comunicazione che l’attraversano, e proprio a quest'ultime sono legate le profonde trasformazioni socio-strutturali degli ultimi decenni, con il progressivo espandersi degli insediamenti abitativi e produttivi.
Lo evidenziano il confronto tra i dati della popolazione:
nel 1961 risultava essere di 6.719 unità mentre gli attuali abitanti del Comune sono 14.189.
Anche negli ultimi anni, benché il saldo naturale della popolazione (la differenza tra i nati ed i morti) sia in pareggio, continua la crescita della popolazione, supportata principalmente dagli udinesi che lasciano il capoluogo per un comune di piccole dimensioni con tutti i servizi dove la qualità della vita è percepita come migliore.
Il territorio dell’attuale Comune di Tavagnacco risulta precocemente antropizzato, com’è dimostrato dal rinvenimento di oltre ventimila manufatti in selce e quarzite locali in una zona sudorientale del Comune, i quali coprono un periodo che va dal Paleolitico superiore all’Eneolitico.
Non si hanno notizie in merito alle caratteristiche di tale insediamento ma con tutta probabilità si trattava di cacciatori e raccoglitori stabilizzatisi, in un secondo momento, in comunità agricole. La continuità di insediamenti fino all’età romana è, ad ogni modo, dimostrata da ritrovamenti in età imperiale presso la località “Angoris”, in comune di Udine, ma a poche centinaia di metri dal confine con Tavagnacco.
Analizzando i resti della centuriazione romana, si evince il dato per cui sul territorio di Tavagnacco sarebbe passato il confine tra l’agro aquileiese, colonia da cui partì la romanizzazione del Friuli, e l’agro di Iulium Carnicum (Zuglio), dove era senz’altro forte la presenza celtica; come è probabile che attraverso Tavagnacco passasse la cosiddetta via Julia Augusta che collegava Aquileia al Norico.
Nell’età romana si formano i toponimi locali, tipici quelli prediali in -acco, -icco, o quello di Colugna, derivante dal latino colonia; sempre in questo periodo si verifica la diffusione della religione cristiana, proveniente da est.
A causa della sua posizione geografica il comune è vittima di invasioni di popoli transalpini, soprattutto germanici, che intendono raggiungere il centro dell’impero romano. Questo fenomeno porterà dei mutamenti radicali all’assetto del Friuli.
Del periodo delle invasioni barbariche va fatta menzione della dominazione longobarda, che lasciò nella regione un discreto ricordo; è infatti a questa età che risalgono le prime attestazioni scritte che riguardano i paesi dell'area. Un documento del 762 attesta una donazione al monastero femminile di Salt di Povoletto da parte dei nobili Erfo, Marco e Xanto di alcune case poste “in Adeliaco”.
Con l’inizio del nuovo millennio il patriarca assumerà i poteri spirituale e temporale riunendo sotto il Patriarcato di Aquileia popoli romanzi, germanici e slavi e dunque anche il territorio dove ore vi è il comune di Tavagnacco.
A dimostrare le tendenze ghibelline e filogermaniche del patriarcato ci sono i vari passaggi di proprietà della villa di Adegliacco: da Emma di Zeltschach, fondatrice del vescovado di Gurk, dopo l’anno Mille, passa all’arcivescovo di Salisburgo e da questi nel 1212 al patriarca Wolfger.
Tra il 1257 e il 1293 vengono, per la prima volta, attestati i toponimi di Branco, Colugna, Tavagnacco e Feletto. Il territorio non era, tuttavia, unito da un punto di vista giurisdizionale.
Tavagnacco sembra facesse parte delle proprietà dei nobili d’Attimis, Branco di un ramo degli Ettorei e il resto era diviso fra la Gastaldia di Trigesimo e il capitanato di Udine.
L’annessione del Friuli alla Repubblica di Venezia modificò lentamente la situazione. In questo periodo va ricordata, nel 1477, l’incursione turca che distrusse Sitins, borgata di Adegliacco.
Nel ‘600 Venezia mise in vendita le giurisdizioni feudali libere; così Colugna venne acquistata nel 1600 da Valentino di Lovaria che poi la cedette ai Beretta, futuri conti di Colugna. Adegliacco, invece, venne ceduta a Dante Villabruna di Feltre. Un conte della famiglia Florio esercitava la proprietà su Cavalicco, mentre Branco era amministrata da un luogotenente in sostituzione degli Ettorei colpevoli di non aver legalizzato l’investitura nobiliare.
Con l’avvento di Napoleone le giurisdizioni nobiliari cessarono di esistere, non furono ripristinate neanche con il Regno Lombardo-Veneto che perdurò sino al plebiscito del 21-22 ottobre 1866, quando il Comune entrò a far parte dello Stato italiano.
Questo cambiamento portò alla creazione di due comuni Feletto, con le frazioni di Branco e Colugna, e Tavagnacco, con annesse Adegliacco e Cavalicco. Profonde erano le differenze tra i due comuni. Mentre a Feletto si distinguevano le componenti operaie ed artigiane, con una vita politica dominata da componenti progressiste, Tavagnacco era un comune prevalentemente agricolo, dominato politicamente dai conservatori.
Feletto ebbe all’inizio del secolo la più forte sezione socialista friulana, mentre a Tavagnacco dominava la potente famiglia dei di Prampero, una delle famiglie di più antica nobiltà in Friuli, che, però, non aveva feudi nel nostro Comune; un ramo vi acquistò una villa (l’attuale Villa di Prampero) nel 1836. Al termine della prima guerra mondiale le differenze erano le medesime, ma nel 1928, per disposizione fascista, i comuni di Pagnacco e Feletto vennero aggregati al comune di Tavagnacco.
La parentesi fascista, fu particolarmente dura per un territorio con notevole presenza antifascista, e si concluse solo con la seconda guerra mondiale che portò numerosi lutti alla comunità, colpita dalle morti dei militari di leva spediti sul fronte di Russia ed Albania ed altre zone di guerra; da quelle dei partigiani levatisi in armi contro i nazifascisti, tra cui i tredici martiri, impiccati il 29 maggio del 1944; da quelle dei civili: ancora il 30 aprile 1945 una colonna di tedeschi in ritirata uccise 16 civili inermi.